Crispino Sanfilippo, in: <ho theològos>, XXXIX, 1/2021 pp. 129-143
Il volume di Roberto Schiavolin si inserisce nel grande panorama di studi sulla mistica, offrendo una ricostruzione di vasto respiro del pensiero di Marco Vannini, filosofo fiorentino contemporaneo, con riferimento al tema centrale della sua riflessione, individuato nella natura e nella complessa fenomenologia della mistica, vista nei peculiari rapporti con la speculazione filosofica.
Nel riferire del pregevole lavoro dell’Autore come in una recensione, ponendomi in un ideale dialogo tanto con le posizioni di Vannini quanto con le prospettive di lettura che di queste offre Schiavolin, tenterò di de-lineare alcune osservazioni sulla “filosofia mistica” e sulla “filosofia della mistica” di Vannini, tentandone un accostamento concettuale con taluni aspetti del neoplatonismo pagano e della filosofia cristiana della Tarda Antichità. Seguendo il tratto di Schiavolin, dunque, proverò a guardare al pensiero di Vannini con una lente mutuata dalla filosofia tardoantica, con riferimento alla questione della delineazione dei rapporti tra la filosofia e il culto, tra paganesimo e cristianesimo, che ho avuto modo di affrontare in un mio recente lavoro. Inquadro questo particolare orizzonte filosofico-religioso, storico e speculativo, come segnato da un pensiero sospeso tra un “prima” e un “poi” rispetto alla Rivelazione cristiana, riguardo alla quale, circa la configurazione dei rapporti dell’uomo con il divino, per quanto concerne il “prima” ne ha costituito i prodromi teoretici, misteriosofici e anche cultuali, se si guarda propriamente all’aspetto simbolico, che si rivela determinante in questo ambito di questioni; e che, per quanto riguarda il “poi”, ha mostrato di avere una propria traditio nell’ambito specifico di una “filosofia del culto”.