Beati pauperes spiritu. Attualità di Meister Eckhart
Beati pauperes spiritu. Attualità di Meister Eckhart, Lindau, Torino 2022, pp. 172, € 19.
Nel suo sermone più profondo, che spiega la prima delle Beatitudini, Beati i poveri nello spirito (Mt 5, 7), Meister Eckhart descrive la vera povertà evangelica, che non consiste nella privazione dei beni materiali, ma nel niente volere, avere, sapere, essere. In questo radicale distacco ci si libera da tutti i legami, compresi quelli religiosi (di qui la celebre espressione: «Prego Dio che mi liberi da Dio») ovvero da ogni forma appropriativa dell’egoità psichica, e, al di sopra dello spazio e del tempo, si scopre lo spirito, nostra realtà essenziale e realtà stessa di Dio, con la sua beatitudine.
Mentre dal confronto con la cultura contemporanea appare evidente come da un lato la religione positiva sia naufragata nel mare della demitizzazione e, dall’altro, filosofia e psicologia siano impotenti a rispondere alla prima e fondamentale esigenza, quella della conoscenza di noi stessi, l’insegnamento del magister medievale, riemerso dopo secoli di oblio, si mostra ai nostri giorni in tutta la sua verità.
«Non esiste separazione tra Dio e il tutto, perché Dio è in tutto:
egli è più intimo a tutte le cose di quanto esse lo siano a sé stesse.
Nello stesso modo, non deve esistere separazione tra l’uomo e le cose;
l’uomo deve essere niente in sé stesso, completamente distaccato
da sé stesso: così non c’è più separazione tra lui e le cose
ed egli è tutte le cose. Perciò, nella misura in cui sei niente
in te stesso, sei tutto e non c’è separazione tra te e le cose.
Per questo stesso motivo, nella misura in cui non sei separato dalle cose,
sei Dio e tutte le cose, dato che la Divinità di Dio sta nel fatto
che egli non è separato da cosa alcuna.»
Meister Eckhart