Commento alla Genesi
Meister Eckhart, Commento alla Genesi, Edizioni Marietti, 1989
Prima fra le opere esegetiche di Eckhart ad apparire in traduzione italiana, il Commento alla Genesi è anche la prima del progetto Opus expositionum, che doveva costituire un commento generale alla Sacra Scrittura. Preceduto dagli importantissimi Prologhi (soprattutto il Prologo generale all'Opus tripartitum e il Prologo all'Opus propositionum), il Commento alla Genesi ha una funzione inaugurale e metodica per tutta l'opera esegetica del Maestro domenicano. In esso infatti non è contenuta soltanto una parte fondamentale della sua riflessione sull'essere, su Dio, sul suo rapporto col mondo (la creazione), sull'Uno e sul molteplice, ma anche il tratto principale del suo approccio al testo sacro.
Eckhart da un lato legge la Parola di Dio con la scrupolosa adesione letterale di un Maestro medievale, dall'altro però la interpreta razionalmente, persuaso dell'accordo sostanziale tra rivelazione divina ed intelligenza umana, ma soprattutto convinto che la Scrittura riceva il suo vero senso dallo e nello spirito che è l'intelletto. Si saldano così la metafisica aristotelico-tomista dell' essere e la mistica speculativa propria di Eckhart, il quale spiega sempre la Scrittura attraverso la filosofia, memore del precetto agostiniano per cui niente deve valere di più della retta ragione, giacché Dio stesso è Logos, e non v' è momento di verità più alto della generazione del Logos nell'anima umana. E qui Eckhart scopre la dialettica interna al testo sacro: proprio quando esso è letto come Parola di Dio rivela la verità dello spirito, che sta sopra al testo, che è signore del testo, perché signore di ogni contenuto.
La verità del testo è così solo il punto di partenza per giungere a quella Verità che il testo non può contenere, perché è la stessa luce eterna, cui l'uomo partecipa, uno nel-l'Uno.