I Sermoni latini

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I Sermoni latini

Meister Eckhart, I Sermoni latini, introduzione, traduzione e note a cura di Marco Vannini, Città Nuova Editrice, 1989

Ritrovati alla fine del XIX secolo in un codice appartenuto a Niccolò Cusano, i Sermoni latini costituiscono probabilmente il materiale preparatorio dell'Opus sermonum progettato e mai compiuto da Eckhart.

Essi racchiudono l'essenziale delle dottrine metafisiche e spirituali di Eckhart, che si muovono sempre tra la Scrittura, i Padri, i filosofi antichi e moderni. Alla concezione di Dio come pensiero (intelligere, intellectus) fa riscontro la concezione di una essenza umana che è, anche essa, essenzialmente intelletto, pensiero separato dal condizionamento spazio-temporale, e in ciò si comprende come Dio e l'uomo possano incontrarsi in una profonda unità. L'uomo riscopre l'intelletto che ha in sé, spesso ricoperto come una sorgente è ricoperta e nascosta dalla terra, solo in quanto egli è separato, distaccato da tutto e principalmente da se stesso, giunto in quel vuoto, in quella pura nudità, in cui soltanto abita la luce divina.

La dottrina fondamentale di Eckhart — la generazione del Figlio nell'anima — è presente nei Sermoni latini sotto la particolare ottica della grazia: la tematica e il linguaggio teologico della grazia sono qui ciò che esprime la stessa realtà spirituale che nelle opere in volgare è descritta prevalentemente sotto l'angolatura del distacco, nel suo duplice significato etico e teoretico: distacco dall'io, distacco dalla «verità».

Un'opera che dimostra come non vi sia opposizione tra il dato teologico della tradizione cristiana, costituitasi dopo la grande sintesi tomista, e l'esperienza spirituale e mistica eckhartiana.