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Nobiltà

Nobiltà

“Chi è degno di grandi cose, è uomo nobile”, scrive Aristotele.

Dovendo parlare di dignità, è bene parlarne per così dire nel suo grado più alto, nella persuasione, come dice Platone nella Repubblica, che le cose si vedano meglio quando sono più grandi, e che da esse sia poi più facile comprenderne anche il grado più piccolo. Ho scelto perciò il termine nobiltà, nel suo senso morale, spirituale, che è quello appunto che Aristotele indica col termine megalopsichìa (alla lettera: anima grande, reso in latino e poi in italiano con magnanimità).

Il paradosso della natura

Marco Vannini

Da Paradosso – Quadrimestrale di filosofia N. 3, 1992, pp. 43-63 – PAGVS Edizioni.

La nostra impostazione del problema "natura" è condizionata quasi completamente dall'impianto biblico-cristiano e dal dualismo che lo contraddistingue. Perciò pensare la "natura" significa per noi prevalentemente dis -tinguerla da ciò che natura non è, soprattutto nel senso "soprannaturale".

Nell'antica filosofia greca la parola fysis non aveva affatto il significato del nostro "natura". Nella sua origine essa indicava tutto l'essere, ovvero tutto quanto è, proprio in quanto è in movimento - nascita, crescita, morte -. La fysis è l'essere proprio in quanto fyei , genera, diviene: unità di ciò che è diverso in ogni istante. Il pensiero classico, che sulla riflessione perì fyseos è nato, ha chiara l'unità dialettica del tutto: sa benissimo che la dualità è il male e fin dall'inizio è pensiero dell'Uno.

Che cos'è la verità?

Marco Vannini

Da Sulla verità , Paradosso – quadrimestrale di filosofia – numero 2-3/1997 - Il Poligrafo casa editrice s.r.l.

La domanda è un po' vecchia, non solo nel senso che appartiene all'essenza stessa del pensare, ma in quanto fu rivolta da Pilato a Gesù (Gv 18, 38), dopo che questi aveva affermato di essere venuto al mondo per rendere testimonianza alla verità per cui «chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18, 37).

L'evangelista non riporta la risposta di Gesù, ma è probabile che questa risposta non sia proprio stata pronunciata — del resto era stata data in anticipo, quando Gesù stesso aveva affermato: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6), enunciando così, come direbbe Hegel, il concetto più elevato del mondo moderno e della sua religione: che la sostanza è essenzialmente soggetto, e che, dunque, l'Assoluto è spirito, dovendosi considerare la verità non come sostanza, quanto piuttosto come soggetto.

Il “Cristo implicito” di Sebastian Franck

Il “Cristo implicito” di Sebastian Franck, in <Rivista di Ascetica e Mistica>, 2, 2010, pp. 347-366.

Sebastian Franck e l'eterno paradosso del cristianesimo

Sebastian Franck e l'eterno paradosso del cristianesimo, in <La società degli individui> 34, 2009/1, pp. 11-24.

La visione di Dio nella mistica speculativa

La visione di Dio nella mistica speculativa , in :<Servitium>, n. 169, gennaio-febbraio 2007, pp. 43-50.

Perché visione? Perché nella cultura occidentale il vedere è l’atto precipuo del conoscere.

Mentre nel mondo ebraico-islamico la conoscenza segue la modalità dell’ascolto, dato che è una conoscenza fatta di dipendenza dall’oggetto, ove quest’oggetto è soprattutto Dio – dunque una conoscenza che è sostanzialmente obbedienza, e la rappresentazione di Dio è perciò affidata alla parola, non all’immagine, che è, anzi, severamente vietata –, il mondo greco lega invece il conoscere al vedere (eîdon, io vidi, oîda , io so), per cui anche il concetto è pensato come visione interiore ( eîdos, idéa).

Meister Eckhart e la Bhagavadgītā

Meister Eckhart e la Bhagavadgītā, in: <Rivista di Ascetica e Mistica>, 2, 2004, pp. 315-331.

L'universalismo mistico di Simone Weil

L'universalismo mistico di Simone Weil, in: <Rivista di Ascetica e Mistica>, 6/ 2003, pp. 405-422. Anche in: <Etica & Politica / Ethics & Politics>, VIII, 2006, 2, pp. 75-88.

Di famiglia ebrea ma educata nell’agnosticismo, Simone Weil scoprì autonomamente, guidata solo dalla passione della verità e dall’onestà della ricerca intellettuale, il patrimonio spirituale delle grandi religioni: del cristianesimo, innanzitutto, nel cui àmbito si era formata culturalmente, ma poi anche del buddismo, e soprattutto dell’induismo. A partire dal 1941 intraprese infatti anche lo studio del sanscrito, tentando traduzioni della Bhagavad-Gita e delle Upanishad, le cui citazioni divengono sempre più frequenti nei Quaderni

La postérité de Tauler: la Théologie allemande, Luther et les autres

La postérité de Tauler: la Théologie allemande, Luther et les autres, in <La vie spirituelle>, 2001, 81 année, n. 738, pp. 115-132.

Au-delà de Platon et de Bouddha: la Theologia Deutsch

Au-delà de Platon et de Bouddha: la Theologia Deutsch, in: <Revue des sciences religieuses> 75, 4 (2001), pp. 563-571.

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