di Maurizio Schoepflin, <Toscana Oggi>, 4 gennaio 2004.
La psicologia ha ucciso l'anima, la mistica può farla risorgere.
Ridotta all'osso, questa è la tesi sostenuta da Marco Vannini nel suo ultimo denso e impegnativo lavoro intitolato “La morte dell'anima” (Casa Editrice Le Lettere, pagine 330, euro 20).
La psicologia ha ucciso l'anima, riducendola a povera psiche: «La scomparsa del “fondo” dell'anima - scrive Vannini - e la sua riduzione alle “potenze” ha portato di fatto alla negazione dell'essenza umana, risolta nell'insieme dei rapporti sociali in cui l'uomo è inserito storicamente».
Di qui, anche la scomparsa del concetto di salvezza dell'anima, strattato per far posto a quello di salute: ma - afferma l'autore - la vera salus, che è insieme salvezza e salute è «riconoscersi spirito nello Spirito». L’antica e gloriosa cura d'anime si è frammentata in mille psicologie in perenne conflitto tra loro e incapaci di proporre un'immagine solidamente unitaria dell'uomo interiore. Nessuno sa o vuole più parlarci di quella salus che è nello stesso tempo beatitudo.
Lo storico della mistica Marco Vannini traccia l'orizzonte della crisi religiosa dell'Occidente
Il secolo della «morte di Dio», secondo l'apocalittico annuncio di Nietzsche, può essere anche visto come il secolo della «morte dell'anima». Se si considera il precetto delfico «Conosci te stesso e conoscerai te stesso e Dio», si può vedere al fondo di questa prospettiva cosmica (o abissale, a seconda di quale sia il punto d'osservazione) un orizzonte di contrasto di ciò che è stato il cammino dell'Occidente verso ciò che oggi più spesso appare: culto della potenza e della forza. Marco Vannini, insigne studioso della mistica cristiana, ha dato al suo ultimo libro il titolo che raddoppia, in un gioco speculare, la profezia dl Nietzsche. Non è forse quello dell'immortalità dell'anima un principio cardine della metafisica occidentale fin dalle sue sorgenti greche?