L'anima tra morte e resurrezione

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di Maurizio Schoepflin, <Toscana Oggi>, 4 gennaio 2004.

La psicologia ha ucciso l'anima, la mistica può farla risorgere.

Ridotta all'osso, questa è la tesi sostenuta da Marco Vannini nel suo ultimo denso e impegnativo lavoro intitolato “La morte dell'anima” (Casa Editrice Le Lettere, pagine 330, euro 20).

La psicologia ha ucciso l'anima, riducendola a povera psiche: «La scomparsa del “fondo” dell'anima - scrive Vannini - e la sua riduzione alle “potenze” ha portato di fatto alla negazione dell'essenza umana, risolta nell'insieme dei rapporti sociali in cui l'uomo è inserito storicamente».

Di qui, anche la scomparsa del concetto di salvezza dell'anima, strattato per far posto a quello di salute: ma - afferma l'autore - la vera salus, che è insieme salvezza e salute è «riconoscersi spirito nello Spirito». L’antica e gloriosa cura d'anime si è frammentata in mille psicologie in perenne conflitto tra loro e incapaci di proporre un'immagine solidamente unitaria dell'uomo interiore. Nessuno sa o vuole più parlarci di quella salus che è nello stesso tempo beatitudo.

Nessuno tranne la mistica: e a questo riguardo Vannini, al quale si deve la prima edizione italiana di numerosi importanti testi di autori quali Eckhart, Taulero, Angelo Silesio, Margherita Porete, Jean Gerson e Fénelon, ha modo di esprimere tutta la sua competenza e tutta la sua passione per l'universo mistico, dedicando alcune intense pagine al tema eckhartiano del «fondo dell'anima», al termine delle quali, tra l'altro, fa le seguenti ardite e suggestive affermazioni: «Non c'è un sapere dell’anima diverso dal sapere di Dio. Non si tratta infatti di due realtà diverse, come due oggetti qui sul mio tavolo: Dio e l’anima sono la stessa cosa. Dio è spirito, ed anche l'uomo, la sua anima, sono essenzialmente spirito»; e, poco dopo, riecheggiando il grido agostiniano Deum et animam scire cupio, scrive «Non vi può essere un'indagine sull'anima che non sia indagine sulla verità in sé, sul valore in sé, dunque su ciò che chiamiamo Dio».

Per Vannini, indagare l'anima significa andare al suo fondo, che è qualcosa di ben diverso dalle sue potenze: «II fondo dell'anima è l'atto più profondo di amore e conoscenza, nel quale si conosce/genera il logos, Dio e insieme noi stessi».
Ma, abbandonando la mistica per seguire la psicologia, si è compiuta la distruzione dell'anima. E secondo Vannini anche la Chiesa non è rimasta estranea a questo processo, soprattutto quando e in quanto ha mostrato eccessivo sospetto nei confronti della mistica.

A tale riguardo, lo studioso fiorentino sviluppa una serie di considerazioni tanto suggestive quanto opinabili, sulle quali gli specialisti potranno avanzare le loro valutazioni; d'altra parte, è innegabile che le questioni poste sul tappeto siano estremamente complesse e vadano a incrociare problematiche dìfficili e molto delicate: il rapporto tra natura e grazia, il valore della rivelazione, il senso del nulla, la distinzione ultima tra bene e male il ruolo della volontà e del sentimento, il significato dell'amore cristiano. Vannini si muove a menadito all'interno della letteratura mistica, che cita costantemente e si dimostra pure padrone di notevoli e sicure conoscenze in ambito teologico e filosofico: così egli fa intervenire e dialogare Platone e Sant'Agostino, Cartesio e Maestro Eckhart, Hegel e Margherita Porete, Nietzsche e Plotino, Angelo Silesio e Benedetto Spinoza, cercando ovviamente di distillare dai loro insegnamenti quel messaggio che egli ritiene opportuno riproporre al lettore. E al termine di queste brevi note, proprio al lettore ritengo necessario riservare qualche utile avvertimento: “La morte dell'anima” non è un testo per principianti, né un'opera divulgativa; si tratta di un libro assai difficile, che richiede di essere letto attraverso il filtro di una robusta cultura filosofica e teologica e magari anche con l'aiuto di qualcuno che sappia orientarsi con sicurezza e competenza all'interno delle più difficili e affascinanti questioni relative alla storia e ai dogmi del cattolicesimo.