Vannini indaga la storia dei volti dell’Anticristo

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di Mario Iannaccone, in: <Avvenire>, martedì 2 giugno 2015.

L'Anticristo è la figura più misteriosa e inquietante fra quelle citate nel Nuovo Testamento e popola da due millenni i pensieri e gli incubi del mondo cristiano, e non soltanto. Il suo avvento è l’ultima prova che si presenta nell’estremo futuro dell’orizzonte prima che la Storia si consumi. Gli “anti-cristi” che compaiono nelle Lettere di Giovanni, al plurale, sono coloro che rifiutano la divinità di Cristo. Questa è la prima accezione del termine poi dilatatosi fino a includere figure di altri testi, come il misterioso “Uomo di iniquità” che appare nella Seconda lettera ai Tessalonicesi o la tremenda figura della Bestia dell’Apocalisse di Giovanni. A tale enigmatica, spettrale figura Marco Vannini, studioso di mistica e storia cristiana, dedica un libro in cui distingue fra un “anticristo della fede” e un “anticristo della superstizione”, «contaminato con quella mitologia apocalittica giudaica che con la fede cristiana non ha niente in comune». Distinzione problematica, questa, giacché l’Anticristo ha raccolto sì varie superstizioni ma la sua figura è coerente con il dramma della salvezza e con l’apostasia guidata da falsi profeti profetizzata prima della Seconda Venuta.

Il libro ragiona sul tema componendo una veloce ma articolata rassegna. Considera le varie e bizzarre interpretazioni di chi o cosa possa essere l’Anticristo dai primi secoli del cristianesimo a tutto il Medioevo, dalla Riforma ai millenarismi proliferati nel suo seno, come l’anabattismo. Vengono toccati i casi dell’identificazione con l’Anticristo di alcuni personaggi storici – Nerone, Napoleone, Pietro il Grande – e di alcuni esponenti del giudaismo eretico, sconfessati dalla tradizione giudaica, come Sabbatai Zevi e Jakob Frank. Il libro dibatte anche su Hitler, lui stesso posseduto da un millenarismo frenetico; si toccano Tolstoj, Solov’ëv e la cultura russa che s’è arrovellata attorno a questa corrusca presenza che s’erge al limite della Storia. Non manca Nietzsche, che s’interrogò in modo febbrile e violento sull’idea di Anticristo puntando il dito contro san Paolo e la Chiesa che è, secondo lui, un’«invenzione di Paolo» (ma Nietzsche stesso finì nella schiera degli anticristi). Il testo si conclude attorno al concetto degli «anticristi che sono fra noi», a coloro che, pur aderendo nominalmente alla fede cattolica, rivelano un pensiero “anticristico”. Che sia un modo di pensare e non una figura (magari plurale), l’Anticristo, è possibile. Tuttavia, le Scritture, a proposito, dicono anche altro per speculum et in aenigmate. È dunque giusto relegare la figura dell’Anticristo al vapore d’una superstizione? Le molte porte dell’interpretazione sono ancora aperte. Ma fino a quando?