Recensione: Esercitarsi a morire. Mistica e filosofia

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Francesco Roat, in: <LeggereTutti.eu>, domenica 21 dicembre 2025.

Nel suo ultimo saggio ‒ intitolato: Esercitarsi a morire. Mistica e filosofia ‒, Marco Vannini propone una riflessione radicale e oggi controcorrente sul senso originario della filosofia e della spiritualità occidentale, recuperando una tradizione antica e in larga parte dimenticata, nella quale il filosofare non coincide con l’elaborazione teorica astratta, ma con un autentico esercizio di trasformazione interiore. Il titolo, volutamente provocatorio, rinvia alla celebre definizione platonica della filosofia come melete thanatou, ossia quale esercizio di morte; non la morte fisica, ovviamente, ma il venir meno dell’egoità, delle passioni disordinate, dell’identificazione dell’uomo con il suo piccolo io empirico. In questo senso, per Vannini, la filosofia autentica è sempre stata una pratica di liberazione, di distacco ‒ vedi il monito plotiniano aphele panta (spogliati di tutto) ‒, per una disciplina dell’anima orientata alla verità.

Il nucleo del libro consiste nella rivendicazione dell’unità profonda tra filosofia e mistica, due ambiti che la modernità ha separato, contrapponendo la razionalità critica alla dimensione spirituale e relegando quest’ultima a una sfera emotiva, irrazionale o eccezionale. Vannini mostra invece come la grande mistica occidentale – da Plotino ai Padri della Chiesa, da Meister Eckhart a Henri Le Saux, da Margherita Porete a Simone Weil – si muova entro una forma di ragione non riducibile al mero calcolo o al discorso prettamente logico, ma sia capace di interrogare il pensiero fino ai suoi limiti estremi; e come essa costituisca, più che un’alternativa alla filosofia, il suo compimento. La mistica non è evasione dal pensiero, ma pensiero portato fino alle sue estreme conseguenze, là dove la ragione, liberata dall’ego e dai desideri, in umiltà si apre alla verità.

In questa prospettiva, il cristianesimo delle origini appare a Vannini non come una religione fondata su credenze dogmatiche o su un’adesione esteriore, ma come una via spirituale profondamente affine alla filosofia antica. Il messaggio evangelico della rinuncia a sé stessi, della necessità di far morire l’uomo vecchio affinché possa avvenire la nascita dell’uomo nuovo, viene letto come la continuità della tradizione filosofica greca, e non certo come la sua negazione. La rottura avviene più tardi, con l’istituzionalizzazione della religione a Chiesa e con la riduzione della filosofia a sapere accademico, incapace di incidere realmente sulla vita.

Uno degli aspetti più incisivi del libro è la critica alla modernità, intesa come epoca della dispersione interiore, dell’attaccamento all’io, anzi dell’idolatria della soggettività. Secondo Vannini, la cultura contemporanea ha smarrito il senso del distacco, confondendolo con l’alienazione o con il disprezzo della vita, mentre esso rappresenta, al contrario, la condizione della libertà autentica. “Esercitarsi a morire” significa imparare a non identificarsi con ciò che è transeunte, a non ridurre l’esistenza alla soddisfazione dei desideri, a lasciare spazio a una dimensione più profonda dell’essere.

Il libro non offre soluzioni facili né consolazioni spirituali a buon mercato. Il tono è sobrio, rigoroso, talvolta volutamente spigoloso, e richiede al lettore attenzione, disponibilità a mettersi in discussione e a prender distanza dai modelli dominanti di successo, autorealizzazione e pseudo-benessere. Proprio per questo, Esercitarsi a morire si distingue nettamente dalla vasta produzione contemporanea dedicata alla spiritualità, rifiutando approcci semplificatori o riduttivamente psicologici, mostrando invece come la vera trasformazione interiore sia un cammino esigente, che passa attraverso la rinuncia, il silenzio e il lavoro su di sé.

Nel complesso, il libro di Vannini rappresenta un contributo di grande spessore filosofico e spirituale, capace di riaprire interrogativi fondamentali sul senso della vita, sul rapporto tra pensiero e interiorità, tra verità e libertà. Non è un testo per tutti, né pretende di esserlo. Ma per chi è disposto a prendere sul serio la filosofia come forma di vita, esso costituisce una lettura preziosa, capace di restituire al pensiero la sua dimensione più alta e originaria: quella di un cammino di conoscenza che coincide con una conversione interiore.

Marco Vannini, Esercitarsi a morire. Mistica e filosofia, Le Lettere, pp. 243, euro 20,00