In una domanda impossibile un invito a pensare

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di Anna Rita Longo, in: <Query>, giovedì 10 aprile 2014.

La scuola di AteneLunga barba bianca (le fattezze sono quelle di Leonardo da Vinci) e dito puntato al cielo, Platone richiama il mondo delle Idee e le realtà metafisiche. Gli sta di fronte Aristotele che, con il palmo della mano rivolto verso il basso, parallelo al suolo, sembra invitare a tornare con i piedi per terra, evitando pericolosi voli di Icaro. Da subito la lettura di Indagine sulla vita eterna di Massimo Polidoro e Marco Vannini mi ha riportato alla mente la scena centrale dell’affresco della “Scuola di Atene” di Raffaello, con i due grandi filosofi che si fronteggiano partendo da posizioni diametralmente opposte. Eppure dialogano.

Nello spirito di una simile apertura al confronto Polidoro e Vannini si propongono, con questo libro, una sfida ambiziosa: indagare il destino dell’uomo al di là della morte. Considerata per secoli “la” domanda cui tutti sono chiamati a rispondere per decidere quale indirizzo dare alla propria vita, conserva il suo fascino anche per chi oggi ritiene la fisica altrettanto e più interessante della metafisica. Ma quali possibilità di indagine vi sono nei confronti di una materia che per definizione è sottratta alla diretta esperienza dell’uomo? Come soppesare l’imponderabile per giungere a conclusioni che possano avere una parvenza di verosimiglianza? La risposta dei due autori sembra prendere le mosse da criteri contrapposti. Marco Vannini, studioso di spiritualità cristiana e non cristiana, procede “per accumulazione”. In ogni tradizione culturale e cultuale si possono ravvisare elementi che fanno luce su specifici aspetti delle realtà ultime: un esame accurato delle diverse tradizioni consentirà di ricomporre gradatamente il mosaico delle rivelazioni escatologiche. Naturalmente si tratta di uno sforzo titanico che non vedrà mai la fine, ma la ricerca, il confronto, l’approfondimento e l’apertura alla cultura “altra” consentiranno di approssimarsi sempre più alla verità. Massimo Polidoro, psicologo e studioso dei presunti fenomeni paranormali, preferisce un procedimento “a tòrre”, che mira a far piazza pulita di tutte le affermazioni affascinanti ma indimostrabili o delle deduzioni frutto di forzature metodologiche. Nessun rischio di gettare il bambino con l’acqua sporca: la scienza non consente di abbandonarsi alla seduzione di dottrine che non hanno salde radici nel metodo sperimentale. Naturalmente l’opinione frutto di addizione non potrà corrispondere a quella messa insieme con il criterio sottrattivo, ma l’assenza di un giudizio finale consente al lettore di trarre le proprie conclusioni parteggiando per l’una o per l’altra.

Che si avverta o no la questione del “dopo la vita” come centrale, il libro si rivelerà denso di stimoli per tutti, perché “aggredisce” la vexata quaestio da ogni possibile punto di vista. Innanzitutto chiarisce come parlare di vita eterna non significhi ipso facto far riferimento alla morte e alla realtà temporale collocata dopo questo confine, così netto da apparire invalicabile. Ed è in questo che Vannini dà il meglio di sé: senza anticiparne le conclusioni, rovinando, di conseguenza, il piacere della lettura, diremo che l’autore dà prova di padroneggiare il pensiero laterale, che è un utile strumento dell’analisi critica.

Lo sviluppo del discorso tocca temi fondamentali del patrimonio culturale occidentale e orientale: la tradizione greco-latina, metempsicosi e religioni darmiche, i grandi monoteismi… Punto d’arrivo del dibattito sono le cosiddette “prove scientifiche” della vita eterna, tra le quali spiccano gli studi sulle vite precedenti, sulle Near Death Experiences e sulla comunicazione con l’aldilà. È qui che il contributo di Massimo Polidoro si fa particolarmente prezioso, per stemperare entusiasmi ingiustificati e mettere in rilievo come nessuna delle affermazioni eccezionali riferite resti in piedi se si esaminano le condizioni nelle quali le vicende o gli esperimenti citati si sono svolti.

Chi si aspetta di leggere in questo libro una risposta definitiva potrà forse restare deluso, ma non lo sarà certamente chi, invece, va in libreria per trovarvi un invito a pensare.