Il vocabolario del silenzio

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di Maurizio Schoepflin, <Conquiste del Lavoro>, 30 marzo 2013.

Lessico mistico: le parole della saggezza, un saggio di Marco Vannini

Il termine "mistica" deriva dal verbo greco "myein", che indica l'azione di chiudere gli occhi e la bocca, cioè un atteggiamento contraddistinto da riserbo, riservatezza e calma. Se, dunque, ia mistica ha a che vedere soprattutto con esperienze che si caratterizzano per la loro difficile o scarsa comunicabilità, potrebbe apparire un' impresa quasi disperata redigerne un lessico. Volendo ricorrere a un ossimoro, sarebbe come pretendere di scrivere il vocabolario del silenzio. Invece a Marco Vannini, uno dei maggiori studiosi di mistica a livello internazionale, tale impresa è riuscita molto bene, forse proprio perché la sua conoscenza dell'universo mistico e la sua familiarità con esso sono talmente profonde che egli è in grado di comprenderne appieno le pieghe più intime e di interpretarne le parole, persino quelle non dette. Tuttavia, Vannini si è sentito in dovere di spiegare al lettore quale sia la sua concezione della mistica, altrimenti non sarebbe stato facile capire attraverso quale percorso egli sia riuscito a raggiungere l'ottimo risultato di scrivere un'opera che si imporrà certamente come uno strumento indispensabile per avvicinare il meraviglioso e complesso universo dei mistici. Innanzitutto, l'autore precisa che a suo giudizio è completamente errato ricondurre la mistica entro i confini della pura irrazionalità. Tale errore risale alla fine del Seicento, quando, secondo Vannini, "la mistica è stata tagliata fuori non solo dalla vita cristiana, ma dal rapporto con la razionalità, con la scienza, con la cultura, restando solo come terreno riservato a pochi — non si sa bene se eletti a malati". In realtà, a giudizio dello studioso fiorentino, la mistica non ha niente a che vedere con stranezze quali Io spiritismo o i funghi allucinogeni, ma fa riferimento a ciò che è "connesso al mistero, cui il "mystes" è l'iniziato, cui si deve il riserbo, perché non sia svilito da chi non è preparato a comprenderlo, ma che può dare a tutti— uomini e donne, liberi o schiavi — quella liberazione dal dolore, quella beatitudine, che si ha ri-conoscendo la vera natura umana, nascosta dietro la superficiale apparenza". La mistica, dunque, si trova in stretta relazione con la riservatezza, la profondità, l'universalità e la beatitudine. Il suo linguaggio ha la capacità di tenere insieme gli opposti e a causa di ciò sfida la logica aristotelica e quella matematica, ma non per questo dobbiamo pensare che essa sia il contrario della razionalità e della filosofia. Non casualmente, Vannini annovera tra i grandi mistici alcuni dei maggiori protagonisti della storia del pensiero occidentale, tra cui Platone, Plotino, Cusano, Spinoza, Hegel, Nietzsche e Wittgenstein. La mistica —afferma l'autore — è la dimensione propria dello spirito e consiste nell'esercizio del distacco da ciò che è accidentale per giungere a toccare la vera profondità dell'essere umano: "L'esperienza mistica— si legge ancora nel libro—è comprensione che la realtà più profonda dell'uomo — "Logos", spirito— non è diversa dalla realtà del mondo e di Dio, e perciò la mistica è essenzialmente esperienza dell'Uno", che conduce alla beatitudine e all'unione con il mondo, con gli uomini e, soprattutto, con Dio. Forte di queste convinzioni, maturate, come si è detto, durante lunghi anni di studio, Vannini procede a elencare in ordine alfabetico una settantina di termini che vanno a costituire un essenziale dizionario mistico, al termine del quale l'autore ha posto una utile nota sugli autori e i testi citati.