Alla ricerca della Grazia nel segno di Eckhart

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di Armando Torno, <Corriere della Sera>, 6 ottobre 2008.

Segnalare un livre de chevet, vale a dire una di quelle opere maneggevoli che mai dovrebbero allontanarsi dal capezzale, è diventato difficile oltre che inattuale. Eppure qualcosa circola, come prova l'ultimo delizioso scritto di Marco Vannini Sulla Grazia. Non è un trattato teologico, meno che mai di filosofia, è un distillato che l'autore - il massimo conoscitore italiano dei mistici e di Meister Eckhart in particolare - ha ricavato meditando autori antichi e moderni. Confessa Vannini: «Qui non vuole esserci niente di personale» e quanto eventualmente il lettore trovasse, «è falso». Un lungo riflettere sulla grazia, che è luce, bellezza, dolcezza, pace, sguardo «che giunge nell'anima quando si è rinunciato a se stessi»; è, semplicemente, qualcosa «che viene dall'alto».

Oltre definizioni e suggestioni, Vannini propone pensieri da meditare: «L'eternità non è l'orribile prosecuzione infinita del tempo, ma la forma che le cose transitorie assumono nella grazia». Della morte di Dio ricorda che è avvenuta non semplicemente perché la ragione e la scienza hanno ucciso il grande idolo delle religioni, ma proprio perché quell'idolo «frutto della volontà umana, era da sempre abbattuto dall'amore di verità, che va, per Dio, oltre Dio». Il librino esce nella collana diretta da Roberto Carifi Dal silenzio alla parola e offre, intercalate al testo, sei illustrazioni che raffigurano la Vita contemplativa nel portale Nord della cattedrale di Chartres.