di Sirio Sebastiani, In cerca del vero cristianesimo , in: <Linea>, 9 aprile 2010.
«Il regno di Dio non è qui: non adeguarsi al mondo è il vero modo di amarlo»: lo stesso approccio che ebbe Gesù
Duro il teologo Vannini: nel culto tradizionale si è installata la falsità
“Nel suo significato vero – ossia come realtà permanente e profonda dell'uomo, ben oltre la superficiale mutevolezza dello psichismo - la parola spirito è così scomparsa, ed è scomparsa perché ne è scomparsa l'esperienza. Per essa occorrono infatti conversione, ossia la fine dell'egoismo naturale, e distacco, ossia la rimozione di tutti i contenuti-legami psichici: quella che nella mistica si chiama "morte dell'anima", dopo la quale soltanto si ha spirito, nella dimensione della grazia e della libertà”. Queste parole possono compendiare il nucleo centrale della riflessione del filosofo Marco Vannini, contenuta nell'ultima e fondamentale opera del pensatore, dal titolo provocatorio: Prego Dio che mi liberi da Dio (Bompiani, 2010, pp. 195, euro 16).
Alberto De Luca, Riflessioni dall'ultimo libro di Marco Vannini (Tesi per una riforma religiosa), in: <Rivista di Ascetica e Mistica>, 4/2010, pp. 1273-1287.
Roberta De Monticelli e Gianni Vattimo, C'è una religione della ragione?, in: <Reset>, Maggio-Giugno 2008, numero 107, pp. 39- 46 [discussione sul libro La religione della ragione, con replica di M.V.].
di Francesco Verde, in: <Giornale di Filosofia>, 14 novembre 2008
Il titolo che Marco Vannini ha scelto per questo importante volume è La religione della ragione; a chi acquista il libro difficilmente non sembrerà di aver in qualche modo già ascoltato questo titolo. Difficile, quindi, e quasi impossibile che la memoria non corra immediatamente alla grande stagione del deismo in cui grandi pensatori (forse ignari delle origini cristiane e specificamente origeniane della questione) come Locke, Toland, Tindal, Collins fino a Lessing e oltre (potrebbe citarsi probabilmente anche il Kant de La fine di tutte le cose, de La religione entro i limiti della sola ragione e il Fichte de La destinazione dell’uomo) ricompresero il cristianesimo all’interno della ragionevolezza morale e della ragione contro i miti miracolistici connessi all’oscurantismo e vicini alla superstizione.