Oltre la soglia del cristianesimo
di Armando Torno, <Corriere della Sera>, 7 settembre 2013.
Il «conosci te stesso» diventa essenziale per potersi accostare al senso di Dio
Il lavoro di Marco Vannini è prezioso per la cultura italiana, anche se nel Paese che ha avuto come nessun altro umanisti, santi e mistici oggi si preferisce la frivolezza alle riflessioni, la chiacchiera alla meditazione. Dopo aver riportato alla luce autori quali Meister Eckhart o Taulero, Margherita Porete o Jean Gerson, Sebastian Franck o Angelus Silesius, Vannini ha scritto diversi libri degni della massima considerazione. Di quest'anno segnaliamo Lessico mistico. Le parole della saggezza (pubblicato da Le Lettere); ora esce da Bompiani Oltre il cristianesimo (pp. 320, 14), un saggio in cui non soltanto scava nella tradizione occidentale ma si rivolge anche a quella dell'Oriente.Dopo un capitolo su Meister Eckhart, autore al quale ha dedicato la vita, Vannini si concentra sul mondo che ha dato allo spirito umano le Upanishad o la Bhagavadgita; esamina il buddhismo, chiude con la straordinaria figura di Henri Le Saux, sacerdote, liturgista, esperto di canto gregoriano. Di lui scrive semplicemente, con sintesi che ne tratteggia l'opera: «Quel passaggio in India che Plotino non riuscì a compiere lo ha compiuto ai nostri giorni Le Saux». Era un monaco cristiano-hindu che poteva cercare, al pari di Eckhart, Dio e l'anima attraverso quei percorsi che dall'oracolo di Delfi giungono ad Agostino. Il «Conosci te stesso» diventa essenziale per accostarsi alla soglia di Dio: è una sorta di passaggio obbligato, presente nelle spiritualità più elevate; anzi questa massima, come una cupa solfa, rimbomba senza requie negli animi che hanno veramente cercato le dimensioni divine. «Il primo compito dell'uomo ? scrive Le Saux ? è rientrare all'interno e incontrare se stesso. Chi non ha incontrato se stesso come potrà incontrare Dio? Non si incontra il Sé indipendentemente da Dio. Non si incontra Dio indipendentemente dal Sé».Nella parte su Eckhart, Vannini offre preziosi rimandi a Friedrich Nietzsche, filosofo «non certo sospetto di simpatie cristiane e tanto meno agostiniane»: i due, a distanza di mezzo millennio, convengono «sulla necessità di liberarsi anche della verità, ovvero del preteso possesso di essa». Mirabili le osservazioni sul «distacco». In tal caso Vannini parte da Plotino con il suo invito che si perde negli orizzonti più luminosi: «Afele pànta», ovvero «distaccati da tutto»; è questa l'«essenza delle religioni spirituali», brahmanesimo, buddhismo, cristianesimo. Eckhardt lascia proprio nelle sue Istruzioni spirituali parole che chiudono il senso di questi nostri semplici cenni: «Vigila dunque su di te, e, non appena trovi te stesso, rinuncia a te stesso; questa è la cosa migliore che tu possa fare».Il libro di Vannini reca riflessioni che non lasciano indifferenti e crea un abbraccio tra Oriente e Occidente, quasi desideri evocare il sogno di Plotino. L'antico filosofo, maestro della mistica classica, seguì ? narra Porfirio ? la spedizione di Gordiano contro i persiani cercando di conoscere la loro filosofia e quella «che predominava tra gli indiani», ma non riuscì. In queste pagine l'autore lo fa amare, giacché colui che chiedeva di far «risalire» il divino che è in noi al divino che è nell'universo diventa l'ospite fisso delle meditazioni più alte. Un passo delle Upanishad ci aiuta a chiudere i diversi percorsi: «Chi venera una divinità considerando che essa sia altra da sé: "Altri è il Dio, e altri sono io", costui non sa. Per gli dei egli è come una bestia».